L’impronta Ecologica di Egidio Raimondi
Ho provato a calcolare la mia impronta ecologica o, come dicono quelli bravi, la carbon footprint, ma i calcolatori online per essere POP sono necessariamente troppo grossolani e non consentono di cogliere le sfumature di uno stile di vita articolato, come quello della maggior parte di noi.
Le troppe approssimazioni rendono il risultato poco attendibile e veritiero.
Perciò la faccio discorsiva e magari cercherò con calma uno strumento che possa essere adatto a fotografare la mia impronta con più precisione.
Comincio col dire che vivo in una casa del centro storico che ho ristrutturato nel 2008, secondo i criteri della bioedilizia e, in particolare:
- la struttura è in muratura di mattoni pieni senza alcun elemento metallico che possa alterare il campo elettromagnetico naturale;
- ho consolidato i solai in legno con un getto di calcestruzzo armato da fibre in poliolefine, senza rete metallica;
- ho rifatto tutti gli impianti idraulici con tubazioni in multistrato;
- ho installato rubinetti termostatici nelle docce e non ho l’impianto di ricircolo dell’acqua calda sanitaria;
- ho sostituito l’impianto termico esistente, a radiatori in ghisa, con un sistema radiante a bassa temperatura a pavimento posato su isolante in fibra di legno (anzichè polistirene). In alcune zone è stato installato anche a parete;
- ho installato una caldaia a gas a condensazione, con emissioni di 11 ppm di NOX e 12 ppm di CO2, certificate col marchio tedesco Blaue Angel;
- ho rifatto l’impianto elettrico con distribuzione a pettine e installato due disgiuntori elettronici sulle linee delle due camere da letto, che portano la tensione da 230 volt a 6 volt quando si spegne l’ultima utenza;
- tutte le lempade sono flurescenti ad alta efficienza o a LED e ho una potenza installata dal fornitore di energia elettrica di soli 3 kW per una superficie di 160 mq;
- tutta l’energia elettrica che prendo dalla rete è certificata come derivante al 100% da fonte rinnovabile;
- i pavimenti e i rivestimenti di bagni e cucina sono in gres fine porcellanato certificato Ecolabel;
- il parquet intutte le stanze è un planciato in rovere, certificato da FSC come proveniente da foreste a gestione controllata, con bassissimo contenuto di collante a basse emissioni (Akzo Nobel) e finitura ad olio impregnante ecologico con solvente al terpene d’agrumi, certificato da Solas. Ê posato flottante su materassino di lana di pecora, senza impiego di collanti;
- le finestre in cipresso sono state restaurate ed è stato inserito il vetrocamera con pellicola bassoemissiva;
- in sala, ambiente più ampio e soggetto ad indice di affollamento variabile e quindi a condizioni di umidità molto diverse ho rivestito due pareti con delle speciali piastrelle di argilla cotta ad altissima temperatura che vetrifica superficialmente e rimane “cruda” all’interno, mantenendo una grande porosità. Questo le consente di fare da “spugna” assorbendo l’umidità in esubero per restiturla all’ambiente quando l’aria diventa troppo secca. Abbinato alla grande superficie di parquet “poroso” questo garantisce un elevato comfort igrometrico.
- le porte interne, restaurate, sono state completamente sverniciate e riverniciate a poro aperto con vernici al terpene di agrumi prodotte in Toscana;
- ho rimosso tutti i vecchi strati di pitture murali sintetiche, fino ad arrivare all’intonaco a calce originario, per poi applicare un tonachino colorato in pasta a base di calce idraulica, pigmenti naturali (vegetali o minerali) caseina e uova;
- i mobili su misura sono realizzati in legno massello stagionato (il tavolo in catagno del Casentino tagliato oltre trent’anni fa) senza collanti e adottando sistemi ad incastro, con minimo impiego di viti e trattati a cera (nel caso del teak non trattato perchè già molto oleoso per natura);
Ho dovuto rinunciare ad installare sistemi di produzione di energia da fonte rinnovabile per la vicinanza ai coni visivi dai monumenti circostanti e non ho installato macchine refrigeranti per il raffrescamento estivo pur avendo predisposto tutto in vista della tropicalizzazione dovuta ai cambiamenti climatici.
Passando al luogo di lavoro, posso dire che il mio studio, essendo un edificio di più recente costruzione e di minor pregio storico-documentale, è stato oggetto di interventi più incisivi.
In particolare qui abbiamo, insieme ai miei tre soci:
- isolato termicamente tutto l’involucro, con isolante minerale ai silicati sull’interno delle pareti esterne, per uno spessore di 12 cm. Questo, insieme al rifacimento totale di due ambienti con blocchi di calcestruzzo cellulare autoclavizzato dello spessore di 30 cm, e alla coibentazione di pavimento e soffitto, ha portato l’edificio ad essere in classe energetica B;
- a questo risultato ha contribuito la strategia energetica adottata, che ha visto l’impiego di un sistema di climatizzazione estate-inverno radiante capillare a soffitto, sottointonaco. Il generatore termico invernale ed estivo è una pompa di calore aria-acqua da 9 kW, ad alimentazione elettrica che scalda il fluido vettore acqua a 28°C in inverno e a 18°C in estate, con evidenti vantaggi rispetto ai sistemi convenzionali che lavorano, rispettivamente a 60°C e a 7°C. Per il periodo estivo esiste un impianto di deumidificazione ad aria a bassa velocità, diviso in tre zone;
- La posizione delle finestre, la scelta del bianco come colore dominante degli interni, fanno sì che i livelli di illuminamento dovuto alla luce naturale siano notevolmente superiori ai valori minimi di legge;
- l’energia elettrica di rete è certificata al 100% ra fonte rinnovabile e il 50% del fabbisogno è garantito da un impianto fotovoltaico da 6 kWp installato sul tetto piano trattato a verde estensivo;
- contributo fondamentale al bilancio energetico del sistema edificio-impianto è dato da una serra solare, realizzata sul tetto, di circa 18 mq, che fornisce il 25% del fabbisogno di riscaldamento in inverno;
- i serramenti esterni qui sono nuovi e ad alta efficienza, in legno e vetrocamera bassoemissivo;
- anche qui le pitture sono le stesse che descrivevo prima, su intonaci in calce idraulica naturale;
- le acque meteoriche vengono canalizzate e raccolte in una cisterna da 2.500 lt per poi essere utilizzate per l’irrigazione del tetto verde e della siepe in bambu, oltre che per la pulizia delle aree esterne.
Dopo aver descritto gli spazi, passiamo alla mobilità.
- Per gli spostamenti in città mi muovo in bicicletta e in tramvia, non amo gli autobus.
- Per gli spostamenti extraurbani, quando non posso farne a meno, uso l’unica automobile di casa che ho scelto accuratamente, valutando anche le opzioni ibrida, metano e GPL. Alla fine ho optato per una monovolume compatta con un motore straordinario, premiato come motore dell’anno per più edizioni consecutive. Si tratta di un propulsore alimentato a benzina, a tre cilindri per una cilindrata complessiva di 1.000 cc e una potenza erogata di 100 CV. Se penso che prima avevo un’auto diesel da 1.900 cc che erogava 116 CV, è stato davvero un bel salto verso una maggiore efficienza e minori emissioni.
- Essendo l’unica auto di casa, per le rare volte in cui servirebbe la seconda, uso il car sharing che a Firenze è presente con tre o quattro operatori. A volte uso BlaBla car.
- Quando viaggio per lunghi tratti, con destinazione città ben collegate alla rete ferroviaria, uso il treno che considero il mezzo migliore perché consente di leggere, lavorare, incontrare gente, dialogare attraverso mail, chat, telefono…
- Un paio di volte all’anno faccio dei viaggi che richiedono l’uso dell’aereo, sicuramente il mezzo più impattante in termini di emissioni per passeggero ma, per mia fortuna, posso dire di usarlo davvero poco.
- In estate, dovendo fare la spola con l’Isola d’Elba, sono costretto a prendere periodicamente il traghetto di linea e, letteralmente, turarmi il naso per sopportare i miasmi della combustione dell’olio combustibile peggiore al mondo!
- Per finire, in vacanza non vado mai in automobile ma solo con i mezzi pubblici, dall’aereo al bike sharing.
Dopo gli spazi e la mobilità è il momento di parlare dell’alimentazione perché in questo campo gli impatti ambientali sono inaspettatamente alti e poco noti.
Prevalentemente mangio verdure e ortaggi che coltivo nel mio orto bioattivo o compro da produttori locali biologici a chilometro zero.
La carne, che consumo limitatamente, la compro dal macellaio di fiducia che mi garantisce qualità e provenienza, o da rivenditori biologici.
Anche per il pesce abbiamo i nostri fornitori di fiducia e consumiamo prevalentemente pesce azzurro del Tirreno.
Tutto il resto della spesa lo facciamo in punti vendita biologici o attraverso gruppi d’acquisto.
A casa ho un filtro per il trattamento dell’acqua e quindi non compro bottiglie di plastica. In studio ho un fontanello pubblico a cui ci approvvigioniamo regolarmente riempiendo bottiglie di vetro.
Stiamo molto attenti ad evitare farine bianche, usiamo solo farine e prodotti integrali, pane di grani antichi, zucchero di canna integrale, vini e birra biologici e mangiamo solo prodotti di stagione e freschi, facendo la spesa giornalmente e avendo rinunciato ad avere il freezer in casa.
In cucina non pongo limiti alle modalità di cottura ma il forno a microonde in casa nostra non esiste.
Passando ad altri ambiti posso dire che acquisto vestiario di fibre naturali (il più possibile) e di estetica basic in modo che possa essere meno soggetto alle mode e più durevole.
Uso gli strumenti elettronici standard e sono molto digitale per evitare uso di carta e inchiostri da dover smaltire poi come rifiuti.
Faccio la raccolta differenziata dovunque e uso detersivi ecologici per il bucato e la pulizia della casa. Idem per cosmetici, saponi e shampoo, tutti provenienti dal mondo dermatologico.
Dati i progressi che la ricerca ha fatto negli ultimi anni e le grandi prospettive di miglioramento ulteriore sono convinto di avere ancora ampi margini di miglioramento per abbassare il mio impatto ambientale e, ovviamente, quando adotterò soluzioni nuove lo scriverò qui, aggiornando questo documento.
Intanto l’auspicio è di essere tra i tanti che hanno a cuore le sorti di questa nostra casa comune e so di essere in buona compagnia.
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Mail: egidio@egidioraimondi.com
Mobile: +39 338 711 4313
Indirizzo: Via Frà Diamante, 26/r