Plastic Free?

PARTE PRIMA – La posa “plastica” del governo italiano

Il 3 luglio scorso in tutti gli stati UE è entarta in vigore la Direttiva “single use plastic”, che pone forti e decisi limiti alla produzione, diffusione e impiego della plastica monouso.

Innanzitutto occorre fare chiarezza, in un’epoca in cui lo slogan facile rischia di generare confusione e disorientamento. Plastic-free è un’utopia. Un mondo senza plastica è inconcepibile… basta guardarsi intorno, dall’arredo di casa, agli strumenti informatici che maneggiamo, alle auto e altri mezzi di trasporto con cui ci muoviamo, ai dispositivi medici con cui ci curiamo… siamo circondati da materie plastiche o meglio polimeri plastici, nella stragrande maggioranza dei casi impossibili da sostituire con altri materiali.

La plastica, da quando è stata “inventata” ha seguito ed è stata artefice dello sviluppo delle società avanzate, grazie alle caratteristiche straordinarie come la resistenza agli urti, la leggerezza, l’economicità, la duttilità, la resistenza agli agenti aggressivi, pa possibilità di assumere qualsiasi forma (la plasticità appunto)…

L’errore è stato quello di rendere usa e getta un materiale nato per essere durevole. Il vero problema è la plastica monouso, quella usa e getta. Il PET (PoliEtilenTereftalato) delle bottigliette d’acqua minerale e delle varie bibite, i piatti i bicchieri e le stoviglie usa e getta, gli imballaggi in cellophane per alimenti e i termoretraibili usati nelle spedizioni…

Siamo arrivati ad avere enormi quantità di rifiuti di materiale plastico che, se inceneriti producono diossina e altre emissioni potenzialmente dannose per la salute umana e degli altri esseri viventi dell’ecosistema. Spesso le plastiche vengono disperse nell’ambiente, anche in forme “sminuzzate”, che vanno a formare le cosiddette microplastiche che poi finiscono nei mari e nei pesci che poi finiscono sulla nostra tavola. La situazione è così grave che gli esperti hanno stimato che ognuno di noi ingerisce microplastiche in quantità pari al peso di una carta di credito a settimana. Aggiungo che altri ricercatori stimano che nel 2050, se continuerà il trend in atto, nei mari ci sarà più plastica che pesce! E pensare che una delle prime versioni della plastica fu la celluloide, con cui si realizzarono tanti manufatti sostituendo l’avorio e quindi salvando la vita a molti elefanti!

Con questo primo breve articolo ci ripromettiamo di ripercorrere le tappe dell’evoluzione della plastica, dalla materie naturali ai derivati del petrolio e alla chimica di sintesi, fino alle ultime ricerche sui biopolimeri, per distinguere in maniera netta i benefici dai problemi i termini di impatto di questo straordinario e ormai controverso materiale.

La cosa che qui ci preme sottolineare però, visto che si tratta di notizia recente, è che l’Italia e la Polonia sono stati gli unici tra tutti i paesi membri dell’UE a rimandare il recepimento della Direttiva europea.

La cosa stride ancor di più se si considera che il countdown dell’orologio climatico recentemente installato sulla facciata del Ministero della Transizione Ecologica, indica i 6 anni e 6 mesi il raggiungimento del punto di non ritorno, cioè il tempo utile per adottare misure di contrasto e adattamento ai cambiamenti climatici in atto.

Un enorme diplay visibile su un’arteria di scorrimento veloce coma la via Cristoforo Colombo a Roma che non è coerente con le decisioni prese negli uffici del Ministero. Una realtà che si adatta “plasticamente” a necessità e interessi di  pochi e di brevissimo periodo, dimenticando l’orizzonte globale e il bene comune!

e.r.g.o.

p.s.: e.r.g.o. è l’acronimo del mio nuovo essere digitale e significa egidio raimondi green optimizer… quello che faccio lo spiego nelle sezioni del blog e nei prossimi post!

Se non vuoi aspettare e hai qualcosa di urgente di cui chiedermi non esitare a contattarmi scrivendomi a egidio@egidioraimondi.com oppure lascia un commento

Leave a Reply