Quello che va saputo sull’isolamento acustico per non accontantarsi del “sentito dire”.
Come anticipato nell’articolo precedente, vorrei fare chiarezza sul tema dell’acustica in edilizia che, negli ultimi anni, è stato fonte di numerosi contenziosi risoltisi nelle aule dei tribunali, con seri dolori per alcuni dei protagonisti.
La causa generale, a parte casi specifici, è il combinato disposto di una accresciuta sensibilità della gente verso il comfort acustico, di una normativa articolata e complessa, di una prassi di cantiere spesso poco sensibile all’argomento.
Innanzitutto cominciamo col dire l’onda acustica, e quindi il suono (o il rumore) si trasmette attraverso un mezzo fisico, un materiale. In edilizia quindi si trasmette attraverso i mattoni, il cemento, il legno, il vetro, l’acciaio…l’aria.
Sì l’aria. Nel vuoto il suono non si trasmette, per cui quando vedete un film di fantascienza in cui si sentono i boati delle esplosioni nello spazio, sappiate che ci stanno prendendo per i fondelli. Del resto accade anche di sentire lo stridere delle gomme anegli inseguimenti della auto sulla sabbia o sullo sterrato!
Ma torniamo a noi. Più un materiale è denso, compatto, con un peso specifico maggiore e più trasmette l’onda acustica.
Il cemento armato o l’acciaio conducono più del legno, di un tessuto o dell’aria.
Ci sono quindi materiali che riflettono l’onda acustica e altri che la trasmettono, altri ancora che la assorbono, dissipandone l’energia sotto altre forme (termica, cinetica…)
Ma non finisce qui. Le onde sonore hanno una determinata frequenza e una lunghezza d’onda e i materiali si comportano in modi diversi al variare di tali grandezze. Alcune onde vengono assorbite, altre no e viceversa.
Le principali problematiche legate all’acustica ambientale riguardano il proteggersi da fonti di rumore esterne all’ambiente e garantire il comfort acustico all’interno dell’ambiente, evitando fenomeni come il riverbero, l’eco, ecc…
I suoni che si possono diffondere in ambiente sono schematicamente distinti in due categorie: i suoni aerei e i suoni impattivi.
Per capirci, sono suoni aerei il parlato, la musica, la tv, il jet che ci sorvola, l’autostrada che scorre vicino, ecc… sono invece suoni impattivi il calpestio delle scarpe col tacco, le macchine cha fanno delle lavorazioni ritmiche, il tapis-roulant del vicino che fa fitness in casa…
Per tentare di gestire questa complessità tutti gli attori del settore hanno cercato di dare il loro contributo.
Il legislatore ha emanato leggi che prescrivono valori massimi di emissione sonora per le sorgenti e valori minimi di abbattimento dell’onda acustica per i componenti edilizi, come muri, solai, finestre, ecc… usando come unità di misura il decibel (dBA).
Il progettista tiene conto della norma nell’elaborazione del progetto e si impegna, in fase di presentazione presso gli uffici competenti, al rispetto dei valori citati, massimi o minimi che siano.
Le imprese che realizzano i lavori sono tenute al rispetto di quanto progettato e descritto dal progettista, assumendosi la loro quota di responsabilità.
Il direttore dei lavori ha il compito di vigilare affinchè in cantiere non si verifichino quelle scelte dettate da poca consapevolezza, fretta o superficialità, che possono vanificare quanto previsto dal progetto. Cito a mero titolo di esempio, il caso più diffuso: la scatola di derivazione o i passaggi impiantistici in genere, nel muro esterno o in quello di confine con altro alloggio che, riducendo la sezione resistente dell’elemento creano formidabili ponti acustici. Ma più avanti vedremo nel dettaglio la casistica più diffusa.
I produttori di materiali investono in ricerca e sviluppo di soluzioni sempre più performanti, meno ingombranti e con un miglior rapporto costo/prestazione.
Al termine dei lavori la legge impone che sia certificata la prestazione acustica, in relazione a quanto dichiarato in fase di progetto. In altre parole si deve confermare che il valore di progetto è stato raggiunto o superato in logica migliorativa. Per far questo occorre aver seguito bene tutte le fasi del cantiere ed essere certi che i lavori sono stati realizzati a dovere, come da progetto e a regola d’arte.
Se non si ha tale certezza, e oggi accade molto spesso, si fanno eseguire le prove acustiche strumentali da tecnici specializzati che certificano appunto la prestazione dell’immobile e delle sue singole parti.
Si tratta di un costo aggiuntivo che però è diventato buona prassi perchè mette al riparo le imprese, il progettista e direttore dei lavori, i committenti da eventuali azioni legali risarcitorie da parte di chi, diventato proprietario dell’immobile, facesse eseguire a sue spese tali prove e rilevasse la non conformità alla norma.
Siccome solitamente si tratta di riduzione del valore dell’immobile, con relativo risarcimento del danno per varie decine di migliaia di euro, risulta evidente che spenderne poche migliaia per le prove, ed eventualmente le correzioni acustiche, sia l’opzione migliore per tutti.
Rimane buona norma però seguire bene i lavori perchè non sempre si possono attuare correzioni efficaci.
A mero titolo di esempio, ai fini di una migliore comprensione del fenomeno dell’isolamento dai suoni impattivi, basti pensare che la misura principale e creare una discontinuità tra i materiali che compongono il solaio che divide i due ambienti in questione, quello in cui si trova la sorgente sonora e quello in cui il suono viene trasmesso. I solai sono fatti da strati, tipicamente dal basso verso l’alto, che prevedono l’intonaco del soffitto dell’ambiente sottostante, la struttura del solaio (laterocemento, legno, longarine e tavelloni, ecc…) il massetto porta-impianti, il pavimento con o senza sottofondo a seconda della tecnica di posa usata. Ebbene tra i massetto e il pavimento si inserisce uno strato di discontinuità che rende il pavimento “flottante”, cioè scollegato dal resto della struttura. Si tratta generalmente di materie plastiche cellulari, applicate in fogli che vengono srotolati, sovrapposti e giuntati secondo le indicazioni del produttore, ma soprattutto risvoltati sui muri perimetrali e coperti dallo zoccolino battiscopa, in modo che quest’ultimo non appoggi sul pavimento ma sia solo fissato al muro. Se non si fa attenzione a quest’ultimo particolare e si rende lo zoccolino solidale con il pavimento, anche solo stuccando la fuga tra loro, si rischia di vanificare l’effetto dello strato di discontinuità inserito.
Ovviamente le casistiche sono innumerevoli e ne cito alcune, tra le più frequenti.
Nell’isolare una parete che divide ambienti contigui, di diverse unità immobiliari, tipicamente nel caso in cui si realizzano frazionamenti in più unità di immobili di maggiori dimensioni, si inserisce uno strato di materiale isolante tra due “tavolati” di laterizio. Il pacchetto, fatto di più strati (intonaco, laterizio, lama d’aria, isolante, lama d’aria, laterizio, intonaco) garantisce l’isolamento di legge. Se però in questa parete inserisco delle tracce per il passaggio degli impianti, delle scatole di derivazione o delle semplici scatole portafrutti dell’impianto elettrico, ecco che ho annullato l’effetto dell’isolamento perchè ho creato un ponte acustico che, alla prova strumentale, quasi sicuramente comporterà valori fuori dai limiti di legge.
Questo significa che andranno pensati e progettati anche i passaggi degli impianti e non lasciarli al caso o all’iniziativa degli operatori in cantiere che possono non aver presente la problematica acustica, non avendo la visione globale del progetto ma, giustamente, solo la visione parziale, legata alla loro parte di opera.
Per ridurre invece il riverbero in ambienti di grandi dimensioni, delimitati da superfici che riflettono l’onda acustica (muri, finestre, soffitti, pavimenti…) si opera inserendo in ambiente materiali fonoassorbenti, come tessuti (tende, rivestimenti, tappeti…) imbottiti (divani, poltrone, letti…) fino a buffles posti in punti strategici rispetto alla sorgente sonora, di forme e dimensioni idonee ad assorbire l’onda e attenuarne la riflessione. Ovviamente quando si tratta di edifici speciali come gli auditorium o i teatri si agisce anche sulla forma delle pareti stesse che racchiudono l’ambiente, caratterizzandone anche l’estetica in ragione della funzione specifica a cui sono destinati.
Con questi semplici esempi ho inteso solo dare un minimo l’idea delle strategie di intervento che si adottano nelle tre principali situazioni, ma non mi stancherò mai di ripetere che l’acustica è materia complessa e che le situazioni sono sempre diverse e non standardizzabili. Perciò l’invito è sempre quello di rivolgersi ad esperti competenti che possano indicare l’intervento più adatto, senza improvvisare per evitare inutili sprechi di risorse e incorrere nelle sanzioni previste dalla legge per mancata osservanza delle prescrizioni in materia, fermo restando il rischio di contenzioso civilistico con gli interlocutori nel mercato.
Con questo post chiudo per ora la trattazione sui temi dell’isolamento ma, essendo ancora vastissimi, ci tornerò su prima o poi, in particolare con approfondimenti specifici sui singoli materiali da impiegare.
Ovviamente ogni commento, osservazione o richiesta di chiarimenti che vorrete fare qui sotto, sarà ben accetto e trattato con cura, data la delicatezza dell’argomento.
A “risentirci” presto!
e.r.g.o.
p.s.: e.r.g.o. è l’acronimo del mio nuovo essere digitale e significa egidio raimondi green optimizer… quello che faccio lo spiego nelle sezioni del blog e nei prossimi post!
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