L’Uomo connesso

il filo che lega Leonardo da Vinci a Van Gogh

Quest’anno ricorre il cinquecentenario della nascita di Leonardo da Vinci, a mio avviso il più grande genio di tutti i tempi. 

L’uomo frutto di quell’irripetibile momento storico che fu il Rinascimento, che seppe integrare le arti con la scienza, il bello con l’utile, l’osservazione con la parola… 

Sappiamo tutti quello che fece Leonardo, più o meno, ma non tutti sanno qual era la sua caratteristica fondamentale, l’intuizione su cui basò tutta la sua ricerca e la sua copiosissima produzione.

Nel Cinquecento lui capì che tutte le singole parti che compongono il mondo sono connesse reciprocamente, le une con le altre. E che ognuna di esse ha ragion d’essere e di esistere solo in virtù delle connessioni che ha con le altre. Questa armonia fa si che la natura, gli organismi viventi, i sistemi complessi possano autoregolarsi, mantenersi, rigenerarsi, in un continuum spazio-temporale che si chiama vita.

Nel Seicento Galileo sosteneva che per descrivere la natura secondo formule matematiche si doveva analizzare di essa solo ciò che era misurabile. Categorie come colore, suono, odore… erano soggettive e di scarsa importanza per la scienza.

Poi venne Cartesio, con il suo riduzionismo scientifico che portò a considerare la singola parte in quanto tale, senza dare importanza alle relazioni che essa stabiliva con le altre parti. Nacque il Secolo dei Lumi, con l’enciclopedia di Diderot e D’Alembert, che dalla Francia si diffuse rapidamente nel resto d’Europa con Newton, Darwin e la quasi totalità del mondo scientifico, con una persistenza che arriva ai giorni nostri.

Solo ultimamente si sta recuperando una dimensione sistemica nell’approccio al mondo che ci circonda, grazie alle scoperte fatte nell’ambito della fisica quantistica, che hanno dimostrato come, nell’infinitamente piccolo, una particella assume un’identità materica piuttosto che un’altra a seconda della particella che ha accanto, e delle relazioni che con essa stabilisce.

E’ il punto di svolta, come lo definisce Fritjiof Capra, uno dei massimi divulgatori di questo “nuovo” vecchio paradigma che, a distanza di secoli e con gli strumenti di indagine evoluti che abbiamo dimostra quanto ci avesse visto giusto il genio di Vinci.

Non a caso Capra è uno dei massimi appassionati studiosi di Leonardo su cui scrive un libro e numerosi articoli, oltre a tenere interessanti conferenze in giro per il mondo.

La diffusione della centralità dell’interconnessione tra le singole parti (e particelle) che creano un organismo unitario, articolato e complesso ma sempre unico e globale, è arrivata al suo apice con il filma Avatar di James Cameron.

Qui troviamo intuizioni geniali come la connessione tra l’Avatar e lo strano cavallo volante, mediante un’appendice nervosa che viene inserita in una bioporta, proprio come un cavo per trasmissione dati. A proposito di bioporta c’era arrivato già David Cronenberg nel film capolavoro Existenz, ma di questo parleremo un’altra volta.

Tornando ad Avatar, sul pianeta Pandora dove tutto è interconesso in armonia assoluta, ritroviamo l’albero della vita di Gustav Klimt, tanto per citare uno dei più famosi, simbolo proprio della reazione al tecnicismo e alla tecnocrazia che agli albori dell’Ottocento avrebbe portato allo Sturm und Drang e al Romanticismo.

Ma si trattava di una reazione appunto, che non negava o confutava il modello scientifico in uso. Semplicemente lo rifiutava in nome di categorie opposte come il sentimento, la sensibilità, i sensi… anche con l’aiuto di alcol e droghe, la cui massima espressione furono i poeti maledetti con a capo Baudelaire e Rimbaud, nella Parigi dandy e bohemienne.

A questo punto il mondo scientifico ebbe  gioco facile nell’affermare con ancora più forza il dominio della ragione, staccato dalla sfera delle emozioni e dei sentimenti, facendo passare per disadattati, emarginati e spesso veri e propri psicopatici, tutti coloro che si andavano interrogando, mettevano in dubbio le loro comode certezze e non si sentivano aloro agio nel fare la ruota di un ingranaggio che gli veniva imposto dall’alto di poteri dagli scopi imperscrutabili.

I casi sono infiniti e riguardano per lo più artisti, letterati e uomini di pensiero in genere, rinchiusi in manicomio o ridotti ai margini della società per il cui ordine costituivano una minaccia critica, a causa del loro senso critico.

Il Poeta Dino Campana a Firenze, il pittore naif Ligabue nella bassa padana, Vincent Van Gogh tra l’Olanda e la Francia, Luis Ferdinand Celine a Parigi, come i già citati Baudelaire e Rimbaud, Emile Zola, Toulouse Lautrec… Tutti accomunati da quel “male di vivere” che li portò a vivere intensamente e bruciare le tappe, corrosi da alcol, droghe, solventi dei primi colori prodotti dall’industria chimica (il giallo per Van Gogh).

Forse Van Gogh è il simbolo del travaglio che questi artisti vivono nell’intuire come tutto sia connesso in un sistema di delicati equilibri e come questa armonia venga compromessa, violentata, negata dai comportamenti umani, basati sul saccheggio delle risorse e sul rapportarsi con ciascuno dei singoli elementi, isolato da tutto il resto… per comodità o per facilità di controllo delle masse? la domanda è aperta.

Anche perchè un simile modello di comportamento viene applicato a tutte le dimensioni e a tutti i livelli del vivere quotidiano, dall’economia alla società.

Si lavora per affermare l’individualismo sfrenato, si recidono i legami che possano ridurre a tante piccole entità singole, una grande entità complessa e più difficile da dominare. Il dividi et impera dei romani era una barzelletta al confronto di quello che riescono a mettere in atto le menti raffinatissime di fine Ottocento.

Garibaldi “unisce” l’Italia per travasare le immani risorse economiche dai Borboni ai Savoia. Questi si rendono protagonisti delle più grandi speculazioni immobiliari nelle grandi città che, anche solo per pochi anni, diventeranno capitali del Regno d’Italia.

A Firenze abbiamo l’esempio chiarissimo del piano di Giuseppe Poggi, architetto che abbatte la cinta muraria per costruirci i viali di circonvallazione, e usare le pietre della demolizione per costruire i palazzi per la borghesia in arrivo.

L’ispirazione arriva ancora una volta dalla Francia dove il Barone d’Hausmann stava costruendo i boulevard parigini, soggetto che affascina gli impressionisti che ne ritraggono il brulicare della vita al tempo della città che si vive anche dopo il tramonto, grazie all’illuminazione a gas.

Con questo modello si arriva fino alla Milano da bere dgli anni Ottanta e le conseguenze dell’individualismo del tutti contro tutti le viviamo ancora oggi, più violente che mai.

Decenni di politiche volte a desiderare e sognare la villetta indipendente, di stampo americano, con giardino privato, ingresso indipendente, riscaldamento e servizi autonomi… in un contesto sociale stratificato e complesso, tessuti urbani storici e densi, un territorio prevalentemente montuoso e orograficamente instabile (frane, terremoti, alluvioni…) hanno creato traumi profondi nella maggior parte delle persone, costrette a vivere in condomini, ai margini delle grandi città, esplose con il boom economico successivo alla seconda guerra mondiale.

Già perchè nel frattempo, la spinta emotiva causata dal tentativo di disgregare la società da parte del potere, ha causato prima il controllo di massa con il nazifascismo e poi la reazione partigiana nata dalla rinascita dell’ideologia di sinistra.

Risultato: milioni di morti, città e territori distrutti, paesi in ginocchio, coscienze e identità da ricostruire, ammesso che ciò sia possibile.

Oggi il pericolo delle destre sovraniste  si riaffaccia nei luoghi della politica e del governo, in un ricorso ciclico che però trova davanti a sè un corpo sociale diverso. Fondamentalmente diviso in due grandi blocchi: chi si informa usando la potenza straordinaria del web e chi, subendo la stessa straordinaria potenza, si lascia manipolare da coloro che il mezzo hanno imparato a conoscerlo bene e ad usarlo come potente strumento di controllo e ingegneria sociale, più efficace di ogni guerra o intrigo geopolitico.

Uno spiraglio di speranza lo si intravede nella nuova consapevolezza dell’urgenza ambientale.

Trainati da noti opinion leader che vanno da Al Gore, ad Alberto di Monaco, a Leonardo di Caprio e Brad Pitt, fino a ragazzini dall’effetto mediatico più pop come Felix Finkbeimer che da anni conduce la campagna Plant for Planet, e la più recente Greta Tundberg con i suoi Fridays for Future.

La Teoria di Lovelock che si basa sul consoderare il pianeta come un unico organismo vivente, dal nome Gaia, non è mai stata così diffusamente riconosciuta, anche a causa del surriscaldamento globale che genera cambiamenti climatici ormai dagli effetti tangibili e devastanti per la permanenza dell’uomo sulla Terra.

L’apice del processo di consapevolezza si è raggiunto con l’ultima enciclica di Papa Francesco, Laudato si, interamente dedicata all’ambiente e alle urgenze  su cui attivarsi tutti insieme per salvare la nostra “Casa comune”.

Eh già, perchè siamo in fortissimo ritardo e il punto è molto più cruciale di quanto si pensi. Non dobbiamo salvare il pianeta, Gaia, la Casa comune… ma dobbiamo salvare il nostro cu…o! 

Cosa avete capito? il nostro cuoio, la nostra pelle! è la permanenza del genere umano a rischio su questo pianeta, non il pianeta stesso che, a ben guardare, dall’estinzione dell’uomo trarrebbe solo vantaggi, visto che terminerebbero i saccheggi di risorse e le emissioni inquinanti in atmosfera.

Perciò diamoci da fare, tutti insieme, connettiamoci e restiamo connessi, come su Pandora per riparare ai danni che la nostra generazione e quelle precedenti, dalla prima rivoluzione industriale in poi, hanno fatto, in modo da restituire ai nostri figli “il mondo che ci hanno prestato” magari in condizioni migliori. 

Beh, che ne dite? è stato un bell’escursus attraverso paesi, società, periodi storici e protagonisti del nostro mondo?.

Avreste mai immaginato che si potesse mettere in relazione soggetti così diversi? Ve lo avevo detto che è tutto interconnesso!

Buona vita a tutti!

 

e.r.g.o.

p.s.: e.r.g.o. è l’acronimo del mio nuovo essere digitale e significa egidio raimondi green optimizer… quello che faccio lo spiego nelle sezioni del blog e nei prossimi post!

Se non vuoi aspettare e hai qualcosa di urgente da chiedermi non esitare a contattarmi scrivendomi a egidio@egidioraimondi.com oppure lascia un commento.

 

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