La città vista dai tanti edifici “panoramici” da cui è possibile percepire la grandeure, vera identità di un popolo.
Ricordo delle riflessioni di Le Corbusier sulle “visioni“ dell’architettura, in cui notava le differenze tra percepire un’architettura, edificio, città, paesaggio, a seconda della modalità con cui ci si muoveva al suo intorno/interno.
Proviamo ad attualizzare queste riflessioni facendo un upgrade ad oggi.
Le Corbusier analizzava in particolare le visioni dal treno, che faceva scorrere le immagini dal finestrino fugacemente come frame di una pellicola, le visioni dall’automobile che consentiva la libertà di fermarsi per indugiare su quanto ritenuto interessante. Ricordo ancora la percezione del pedone o del ciclista, la più rilassante e quella che consentiva un maggiore approfondimento dei dettagli e la possibilità di cogliere il genius loci, dato che si era immersi nella realtà che si stava osservando. La visione che sembrava la più rara e improbabile era quella dall’aereo, che consentiva di abbracciare ampie porzioni di territorio in una visione d’insieme che metteva in evidenza le relazioni reciproche tra le cose, come mai sarebbe stato possibile da terra.
Chi avrebbe mai detto allora, all’inizio del secolo scorso, che la vista dall’alto sarebbe diventata di gran lunga la più diffusa. Addirittura dal satellite! Per non parlare poi della possibilità di paracadutarsi, con un click sulla funzione street-view, nelle strade e nelle piazze al suolo! E ormai anche all’interno di negozi, musei, spazi commerciali sia pubblici che privati!
Non è che la vista dall’alto sia una prerogativa dei nostri tempi però. Ogni grande città, dalla fine del Settecento in poi, ha realizzato i suoi belvedere, dando diffusione ad una delle parole italiane che non si traducono e vengono usate nella loro pronuncia originale in tutte le lingue!
Abbiamo il Piazzale Michelangelo a Firenze, Schoenbrunn a Vienna, Montmartre a Parigi….
Ma a Parigi sono abituati a fare le cose in grande e allora non si sono accontentati della collina nei dintorni della città. Hanno realizzato edifici dalla cui sommità è possibile cogliere la maestosa estensione di una delle città più benne del mondo.
E così abbiamo l’imbarazzo della scelta sui punti di vista da cui ammirare la ville lumière: la Tour Eiffel, la tour Montparnasse, la Grand’Arche, senza citare tutte le terrazze e i roof garden dei grandi magazzini, degli alberghi, dei musei e di altri edifici pubblici e privati.
La Tour Eiffel stupisce come capolavoro di ingegneria meccanica, con tutte le sue aste, i suoi tralicci, gli ascensori a cremagliera e offre lo spettacolo più bello di notte, quando si accendono le luci, sapientemente posizionate, e ogni ora parte il luccichio che la dissolve in un tripudio di effetti pirotecnici solo visivi, senza i boati e il crepitio dei fuochi d’artificio.
La vista è a 360° benchè la posizione sia un po’ decentrata rispetto alla città, come del resto gli altri due punti di osservazione che ho citato.
La Tour Montparnasse, un grattacielo direzionale come tanti al mondo, stupisce per la velocità dell’ascensore (uno dei più veloci al mondo) che ti porta al sessantesimo piano in pochi secondi! Anche qui la vista è a 360° e decentrata ma si sono inventati dei binocli a realtà aumentata che mostrano la Parigi della preistoria, quella medioevale e quella ottocentesca, in un gioco di livelli sovrapposti veramente mozzafiato, in qualunque direzione si volga lo sguardo.
Contrariamente alla Tour Eiffel, qui è piacevole soffermarsi all’ultimo livello, allestito a lounge bar con vetrate paravento e comode sedute.
La terrazza in cima alla Grand’Arche, ultimo arco di trionfo sull’asse degli Champs-Elisée, per ora visto che è un grande foro che permette all’asse visivo di proseguire oltre, non ha particolari elementi di rilievo.
Qui hanno puntato sugli ascensori panoramici, totalmente in vetro, che offrono il brivido del “volo” sia in ascesa che in discesa. Anche da qui la vista è decentrata ma dominata dall’asse che va dal Louvre ai nuovi quartier dell’espansione urbana e prelude ad altri punti di riferimento territoriali futuri. Parigi non si ferma, mai!
Anche il Centre Pompidou ha la sua scala, che ne caratterizza la facciata e il logo, che conduce ad un punto panoramico, con tanto di bar ristorante. Questo sì è centrale rispetto alla città, anche se non altissimo. Permette però di vedere da vicino il tessuto fitto di una città che non smette mai di vivere e rigenerarsi, riscrivendo i suoi codici in un processo di upgrade continuo.
Fin qui le visioni dall’alto ma… potevano mancare invece le visioni dal basso?
Certo che no! E allora accade che scendendo sotto il livello della grande corte del Grand-Louvre, se si alzano gli occhi al cielo, si trova la copertura a vetri della Pyramide da cui si vede non solo il cielo ma anche le facciate del maestoso edificio che attira ogni anno milioni di visitatori da tutto il mondo, che attraversano oceani, montagne e paesi per ammirare i tesori inestimabili che vi si custodiscono.
Certo è che alla vista dal basso non aveva pensato nemmeno Le Corbusier!
Concludo citando altri tre punti di vista insoliti per vivere Parigi, due ufficiali e uno un po’ meno…
Il primo dei modi ufficiali è la visita alle catacombe, con partenza nel XIV arrondissement, è un affascinante viaggio di un paio di chilometri nei luoghi in cui i cristiani si rifugiavano per praticare il loro culto in segreto. Adibite agli usi più diversi nei vari anni successivi, oggi sono solo una meta turistica e testimonianza storica.
Il secondo punto di vista, sempre nel sottosuolo, è offerto dalla visita alle fogne di Parigi. Opera di ingegneria idraulica frutto dell dominio della scienza e della tecnica dall’Illuminismo in poi, sono nauseabonde, frequentate da topi e altri esseri, a tratti ci si immerge nei liquami dotati di apposito abbigliamento, ma sono un’esperienza da non perdere. In realtà non so se sia cambiata rispetto a 27 anni fa, quando ebbi modo di scendere da quel tombino, ma ho visto che è ancora pubblicizzata tra le attrazioni parigine.
Infine l’ultima, ai miei tempi parigini clandestina, è il tour dei tetti di Parigi. Si entra dal vano scale di un palazzo, o da un abbaino di un appartamento che aderisce all’organizzazione, e si percorrono chilometri saltando da un tetto all’altro, in passaggi piuttosto in sicurezza, con parapetti e piani di calpestio idonei, ma non è raro dover affrontare passaggi più complicati, da fare con attenzione. Si riscende in strada qualche isolato più in là, dopo essersi immersi nella fresca e buia notte della città, avendone visto gli angoli più nascosti e i segreti più insoliti. Si vede dentro le case attraverso “finestre sul cortile” che ricordano Hitchcock, si sentono suoni, rumori, discorsi che ti fanno sentire come Romeo e i suoi amici degli Aristogatti, regalandoti emozioni uniche e irripetibili.
Parafrasando Enrico IV, facendo anche qui l’upgrade ai giorni nostri, direi che Parigi vale ben più di una messa!
à bientôt mes amis !
e.r.g.o.
p.s.: e.r.g.o. è l’acronimo del mio nuovo essere digitale e significa egidio raimondi green optimizer… quello che faccio lo spiego nelle sezioni del blog e nei prossimi post!
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