Tutta un’altra storia

La straordinaria coesistenza di epoche diverse

Se c’è una cosa, che più di tutte colpisce girando per le strade e le piazze di Vienna, è la grande varietà di stili, epoche storiche, forme, colori, dimensioni, linguaggi espressivi architettonici… che si susseguono lungo i fronti strada, nelle cortine murarie e sui fondali scenografici delle piazze. 

Vi si può trovare l’austero Rinascimento, il prorompente Barocco, l’imperiale Ottocento, il funzionale Movimento Moderno, l’edilizia popolare del boom socialista tra le due guerre, i grattacieli direzionali in acciaio vetro.

E non importa se a pochi metri c’è il Duomo, il Teatro dell’Opera o il Palazzo del Municipio o di qualche Ministero. Ma non importa neppure se c’è un parco storico o il Danubio.

Apparentemente tutto è consentito. Ogni edificio ha la sua dignità, che è uguale a quella che ha l’edificio pre-esistente accanto. L’importante è che ognuno sia espressione del tempo in cui viene concepito e realizzato.

Così può accadere che a 20 metri dalla cattedrale di Santo Stefano, il Duomo di Vienna, venga costruita la Haas Haus, su progetto di Hans Hollein. Un delirio post-moderno con forme cilindriche, volumi cubici, su più piani e rivestito in pietra, con grandi superfici vetrate a specchio su cui si riflette proprio il Duomo.

La destinazione d’uso? Galleria commerciale con uffici un ristorante panoramico e un hotel!

La prima emozione per un italiano laureatosi a Firenze con una tesi in restauro è di disorientamento e quasi fastidio, per quella che sembra essere una evidente provocazione. Non riesco infatti a trovare altra spiegazione ad un simile gesto dirompente, di rottura degli schemi. Sembra quasi una bomba piombata lì a due passi dall’intoccabile dificio storico, fulcro di ogni centro storico in ogni città storica.

E’ più forte del Beaubourg di Piano e Rogers a Parigi, perchè lì si tratta di un’astronave atterrata delicatamente nel bel mezzo del quartiere delle Halles, con una sua evidente logica di macchina per esposizioni ed eventi culturali, che non vuole dialogare con il contesto, a cui anzi volge le spalle, porgendogli il suo retro, gli impianti, le scale mobili e le altre dotazioni funzionali, introversa e centripeta com’è. Mette al centro il contenuto, negli ampi spazi liberati da ogni struttura e ingombro, e si presente sfacciatamente come nuovo fulcro significante al centro del quartiere di cui rompe le maglie del fitto tessuto urbano.

Nel caso della Haas Haus niente di tutto questo. Sembra un’operazione gratuita, quasi una sfida all’establishement dei benpensanti conservatori e reazionari, al grido di “guarda un po’ cosa riesco a farti!” L’ho osservato molto quell’edificio ma non sono riuscito a trovarvi un significato, un qualunque messaggio… Continua a sembrarmi solo una discarica di volumi, forme e funzioni accatastate provocatoriamente davanti al Duomo.

Ma a parte quest’esempio eclatante, in tutto il tessuto urbano di Vienna si trovano edifici di varie epoche accostati gli uni agli altri. Non esiste la zona proiettata nel futuro, come può essere il quartiere de La Defence a Parigi o meglio, esiste il centro direzionale sul Danubio, la Donau Tech City, ma esistono anche tantissimi edifici simili sparsi in città.

Possono essere gallerie di arte contemporanea come il MUMOK nella foto, musei, edifici per uffici, sedi di compagnie, multinazionali, banche e assicurazioni, attracchi di battelli fluviali, edifici commerciali… inseriti nelle piazze del centro, accanto a edifici di Josef Hoffmann, con facciate floreali o sullo stesso piano di edifici imperiali con modanature, cornici e decorazioni.

Una nota speciale merita l’edilizia sociale e popolare pubblica che sin dai primi del Novecento, in particolare nel periodo tra le due grandi guerre mondiali, vede una grande produzione di alloggi da dare in locazione alle classi meno abbienti. Interi isolati, gli Hof (il Karl Marx Hof è sui libri di storia dell’architettura) vengono costruiti con materiali solidi e uno stile aulico e austero, con ampie corti interne verdi, servizi collettivi ai piani terra come biblioteche, scuole, asili, lavanderie, ecc… e tenuti ancora oggi in perfetto stato di manutenzione. Sulla facciata principale una scritta che riporta, oltre allo stemma della città, l’anno di costruzione, il nome e il sindaco che ha promosso l’iniziativa.

Oggi il Comune di Vienna è il maggior proprietario immobiliare della città ed anche il più importante committente per le opere pubbliche, affidate attraverso procedure concorsuali, sia per la progettazione che per la realizzazione!

Il coraggio di questa città è tale che viene affidata la concezione di un isolato di edilizia residenziale pubblica ad un artista quantomeno eccentrico, il pittore Hundertwasser che immagina un insediamento ecologico, con alberi in facciata e sui tetti, forme organiche, esplosione di colori e materiali smaltati, superfici curve… Il bello è che viene realizzato e da anni è meta obbligata per turisti di tutto il mondo, al punto da suscitare le proteste degli abitanti, disturbati da tanta folla curiosa e favorire l’apertura di una galleria commerciale di soli gadget e souvenir.

Ma non è finita qui: allo stesso Hundertwasser viene affidato il restyling del termovalorizzatore di Vienna, in pieno tessuto urbano dal 1971, completamente rifatto dopo un incendio. Oggi appare come un edificio delle favole ma è una brutale centrale termica per il teleriscaldamento che usa come combustibile i rifiuti solidi urbani che non possono essere differenziati!

Mi sono chiesto più volte a cosa potesse essere dovuto tutto ciò, se a coraggio istituzionale o semplice incoscienza, disprezzo della storia o spinta propulsiva in avanti, con una precisa visione del futuro. Non sono in grado di dare una risposta netta ma credo che alla base ci sia il rispetto per il tempo presente, a cui viene data la stessa dignità romantica del tempo passato e lo stesso slancio emotivo del futuro. Appare evidente che non ci sia nessuna tara per un passato troppo pesante e ingombrante e nessun freno verso un futuro fantascientifico. Semplicemente oggi si fa quello che le conoscenze tecniche e il sapere ci consentono di fare per vivere al meglio secondo gli standard di qualità che il tempo ci chiede e ci offre.

Se un tempo gli edifici dovevano essere austeri e imperiali, oggi devono essere energeticamente efficienti. Se in futuro dovranno essere leggeri e immateriali, dettati dalla società liquida e virtuale oggi devono essere smart. 

Se oggi esistono vetri selettivi e altamente performanti posso sostituire interi pezzi di tetti in ardesia con vetrate, serre bioclimatiche, sopraelevazioni di volumi puri per realizzare ambienti con viste mozzafiato senza stravolgere lo stile degli edifici e sfruttando magari volumi inutilizzati o sootoutilizzati come soffitte.

La rigenerazione urbana qui non è solo uno slogan ma è una solida realtà, come direbbe un famoso agente immobiliare televisivo!

L’esempio più eclatante è forse il recupero degli ex gasometri di Vienna. Quattro cilindri mastodontici in muratura di mattoni a vista che contenevano fino ai primi anni del Novecento il gas per alimentare la vicina centrale che forniva energia elettrica a tutta la città. Quando è arrivato il gas di rete, la centrale è stata implementata, ampliata e adeguata alle nuove esigenze, conservandone la parte antica, che è stata integrata ed è tutt’ora funzionante. Ma dei gasometri inutilizzati cosa farne? semplice: concorso internazionale di architettura et voila, molti studi di internazionali, tra cui le archistar nostrane (Coop Himmelblau) e straniere (Jean Nouvel) hanno immaginato residenze, uffici e spazi commerciali e terziari. Detto fatto. In pochi anni è stato realizzato, utilizzato e sta anche invecchiando. La città si rinnova, le esigenze cambiano, i tempi pure e le persone seguono il fenomeno e governano i processi. Un mondo perfetto? no! un mondo reale, come dovrebbe essere dappertutto.

Un governo della città, intesa come cosa pubblica, una partecipazione dei portatori di interesse, dal mondo imprenditoriale alla finanza, dall’associazionismo, ai corpi sociali, tutti coordinati e canalizzati in un percorso virtuoso di cui poter essere orgogliosi a tutti i livelli della società. Un esempio per tutti!

Chiudo questo secondo capitolo su Vienna preannunciandone un terzo sulla città del futuro, a cui do appuntamento per coloro che volessero continuare con me questo viaggio, fermo restando che a Vienna ci si deve andare almeno una volta, prima o poi. E se ci andrete più volte non la troverete mai uguale!

Buon viaggio  e Auf Wiedersehen!

 

                                      e.r.g.o.

p.s.: e.r.g.o. è l’acronimo del mio nuovo essere digitale e significa egidio raimondi green optimizer… quello che faccio lo spiego nelle sezioni del blog e nei prossimi post!

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