Vienna: il futuro è adesso!

La città pensa continuamente al suo futuro… non solo edilizio e urbanistico.

A Vienna c’è tanta storia, di cui parlavo nel primo articolo di questa breve serie (Loos… is more!) e tanto presente, come raccontavo nel secondo articolo (Tutta un’altra storia) ma c’è anche tanto futuro! un futuro su cui la città e tutta l’Austria investono, da sempre!

Non solo università ma anche scuole professionali, che insegnino i “mestieri” manuali ai giovani, per non perdere le conoscenze preziose sedimentati negli anni, quella cultura materiale che tanto fu protagonista a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento del secolo scorso, in Europa e nel mondo.

Visitando le scuole professionali ci si trova di fronte ad ambienti assolutamente stupefacenti e nemmeno immaginabili alle nostre latitudini, nemmeno per le università! Ho avuto modo di vistare scuole del Voralberg o della Karinzia, con una tale qualità architettonica e dotazioni impiantistiche e funzionali, laboratori e aule speciali da fare letteralmente invidia, se non rabbia.

Ma per restare a Vienna, vi voglio mostrare il nuovo campus universitario della città: il Campus WU, nella zona di espansione a Est della città. 

Con i suoi 23.000 studenti da oltre 100 Paesi del mondo è la più grande università di economia in area di lingua tedesca e i programmi non sono orientati solo all’acquisizione delle conoscenze più avanzate nel settore ma mirano a rendere gli studenti in grado di analizzare la complessità del mondo e di sviluppare soluzioni sostenibili, orientate al futuro e basate su metodi scientifici.

In tutto si contano 60 istituti accademici, 11 dipartimenti, 16 centri di ricerca, 7 centri di competenza, una biblioteca con 650.000 testi e 1 milione di visitatori ogni anno, 2.300 impiegati, 1.600 tra docenti e ricercatori e partnership con 240 università nel mondo.

Costruire il campus, dicono gli ideatori e promotori, è la concreta realizzazione di una visione per l’università moderna. Non si è trattato solo di costruire nuovi edifici ma di dare forma fisica alle nuove idee su come deve apparire la nuova università del futuro.

E’ più di un luogo in cui acquisire competenze pratiche e condurre ricerche per la carriera futura. E’ concepito per essere un luogo per viver al meglio la vita sociale, culturale e politica.

Qui 133 studi di architettura da tutto il mondo si sono cimentati in concorsi internaizonali, a cui sono seguiti incarichi professionali, generando architetture di altissimo livello per innovazione e visione del futuro.

La decisione di costruire il Campus è del 2005, l’inizio dei cantieri del 2009 e l’apertura agli studenti del 2013! In totale 100.000 mq  di superficie, 100 auditorium e aule convegni, 300 workstation per studenti che, in 10-12.000 frequentano il campus ogni giorno, oltre a ristoranti, caffè, supermercati, librerie, palestre e asili.

Come se non bastasse, gli edifici del Campus sono stati certificati come “Blue Buildings” dall’Organismo Austriaco per l’Edilizia Sostenibile (OGNI)

Gli edifici sono immersi nello spazio pubblico, connettivo fondamentale in cui si incintrano e relazionano studenti, docenti, staff e visitatori… in un paesaggio urbano, che integra l’elemento verde e l’acqua, accessibile 24 ore al giorno e 7 giorni su 7, per 365 giorni all’anno!

Tra tutti gli edifici spicca sicuramente quell dello studio Zaha Hadid, considerato il cuore di tutto il Campus.

Molto simile al MAXXI di Roma, con le sue linee sinuose in cemento fibrorinforzato e il volume superiore proteso in un aggetto mozzafiato, al suo interno appare come una nave spaziale, con cui avventurarsi nel mare intergalattico della conoscenza!

Completamente bianco, superfici continue senza uno spigolo nè un angolo, luminosissimo grazie alla grande hall illuminata a giorno dalle ampie vetrate sul tetto e dalle finestre a nastro lungo tutto il perimetro esterno. Nemmeno una scritta nè un’impronta di scarpa sulle superfici candide che, anzi, sono usate per “scriverci” la segnaletica e le indicazioni distributive!

L’illuminazione artificiale perfettamente integrata insieme alle altre dotazioni impiantistiche… non un solo dettaglio lasciato al caso o all’impiantista di turno! Ogni decisione presa al momento del progetto.

I collegamenti verticali, oltre agli ascensori, sono gradonate e rampe, pensate per la massima accessibilità e per essere promenade da cui cambiare punto di vista sullo spazio centrale della hall intorno al quale tutto gravita.

Subito accanto l’enorme volume frastagliato e “decostruito” in acciaio corten, dello studio viennese BUSarchitektur ZT. Ampi tagli nella scatola monolitica lasciano spazio alle parti vetrate attraverso le quali, al piano terra, si vede la grande aula magna.

Una platea degna di un teatro, poltroncine in velluto, rivestimenti fonoassorbenti in legno su pareti e soffitto, luci soffuse, con due schermi giganti per le proiezioni e una lavagna lunga oltre 10 m. Viene voglia di studiare anche l’astrofisica in ostrogoto!.

Nel margine a Ovest gli edifici dell’amministrazione, facciate curvilinee, colorate a fasce che vanno dall’arancio intenso al giallo chiaro (forse ispirate dal tramonto che vi si ammira alle spalle) e delle assi in legno grezzo a fare da schermatura verticale per il sole basso del tramonto, oltre che da citazione degli alberi che un tempo prosperavano nel vicino Prater. I progettisti sono i CRABstudio di Londra.

Il Dipartimento 4, progettato dai catalani di Estudio Carme Pinòs S.L. di Barcellona, gioca con una facciata bi-cromatica, dalle geometrie variabili che assumono assetti sempre diversi a seconda della posizione dei sistemi di schermatura solare delle aperture. In pratica ogni finestra può cambiare l’aspetto complessivo di tutta la facciata.

Un vero edificio “vivente” che interagisce con le persone che lo abitano all’interno, con quelle che lo guardano dall’esterno e con il clima!

Al Piano terra tutti i servizi comuni, come le aule per i seminari, la biblioteca, le sale di lettura, ecc… in ambienti vetrati in rapporto diretto con lo spazio pubblico esterno.

Dello spazio pubblico colpisce in particolare il rapporto con gli elementi.

La vegetazione è “selvatica” con molti arbusti e piante spontanee che ricordano il giardino in movimento di Gilles Clement, in perfetta coerenza con la mutevolezza e degli elementi “vivi” rispetto a quelli costruiti.

L’elemento acqua è trattato come elemento progettuale, in ampie superfici a specchio con profili a sfioro, percorsi drenanti e laghetti che in estate sono secchi e in inverno si riempiono, contribuendo a disegnare lo spazio. Le acque meteoriche, come avevo già visto a Friburgo e in molti altri progetti pubblicati non sono convogliate in tubazioni interrate per essere smaltite come rifiuto ma vengono in parte recuperate e in parte lasciate in superficie come parte di quel disegno d’acqua che citavo poco fa.

Altro lembo della Vienna del futuro è senz’altro il centro direzionale e tecnologico di Donau City, lungo il Danubio a Nord della città. Qui, nelle immediate vicinanze del quartiere UNESCO, svettano i grattacieli in vetro sedi di uffici, alberghi e terziario in genere tra cui, unico degno di nota, quello progettato dall’archistar francese Dominique Perrault, caratterizzato da un andamento “intrecciato” della facciata principale.

Ma ho deciso di non parlare dei grattacieli, non molto diversi da quelli della City a Londra, della Defense a Parigi o dei loop delle città americane e asiatiche. Voglio parlarvi di una piccolissima chiesa, sovrastata dai grattacieli con cui regge il confronto e rispetto ai quali appare grande in qualità architettonica pur essendo piccola di dimensioni.

Si tratta della chiesa cattolica Cristo Speranza del Mondo, rivestita in lastre di metallo scuro all’esterno e in pannelli di legno chiaro all’interno. Una sapiente disposizione delle aperture, di forma circolare oltre ad un taglio sinusoidale sul tetto e un paio di finestre sulle pareti, creano effetti particolarmente suggestivi. 

Fin qui edifici “speciali” con destinazioni speciali e quindi chiudo con l’edilizia “di base”, quella residenziale che caratterizza l’espansione della città verso Est.

Ben 25.000 mq di superficie in edifici ecologici, con struttura in legno, alta efficienza e salubrità, impianti solari termici e fotovoltaici, recupero delle acque meteoriche, altissimi standard di verde e spazio pubblico di aggregazione, piste ciclabili, spazi e servizi condivisi, integrazione con il paesaggio e con le reti infrastrutturali del trasporto pubblico locale. Una sorta di insediamento modello, certificato e con una previsione di tempistiche da far tremare i polsi alle nostre latitudini: inizio lavori estate 2017, e prime consegne in inverno 2018!

A voi i commenti.

e.r.g.o.

p.s.: e.r.g.o. è l’acronimo del mio nuovo essere digitale e significa egidio raimondi green optimizer… quello che faccio lo spiego nelle sezioni del blog e nei prossimi post!

Se non vuoi aspettare e hai qualcosa di urgente da chiedermi non esitare a contattarmi scrivendomi a egidio@egidioraimondi.com oppure lascia un commento.

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